La “linea degli archi” dell’acquedotto monumentale di Guamo ha una lunghezza di circa 3250 m per un totale di 459 archi a tutto sesto impostati su pilastri in muratura; alle estremità due tempietti, Il Tempietto di Monte con linee architettoniche più semplici e il Tempietto di San Concordio posto all’estremità nord, verso la città di Lucca, caratterizzato un impianto monumentale in stile neoclassico.
Le strutture del Tempietto di San Concordio e dei primi cinque archi dell’acquedotto hanno subito, nel tempo, gli effetti delle spinte di natura termica esercitate dalla lunga linea degli archi, manifestando evidenti quadri fessurativi e fenomeni di degrado. La necessità di intervenire sulle cause del dissesto statico ha portato alla definizione degli interventi strutturali: la realizzazione di un giunto strutturale parziale, ovvero limitato alla parte alta delle condotte, tra la prima arcata e il Tempietto e l’inserimento di incatenamenti nelle cinque arcate terminali atti a contenere le spinte “a vuoto” in presenza del giunto.
Le opere di consolidamento e rinforzo sono state affiancate da interventi di recupero e restauro delle murature, dei paramenti in pietra e di pulitura e finitura delle superfici.
La coppia di catene posta all’intradosso dei primi cinque archi, a livello delle reni, è stata realizzata con elementi in acciaio inossidabile collegati tra loro in modo da dare continuità tra le parti a vista (catene) e quelle interne ai pilastri (ancoraggi Bossong). In primo luogo è stato necessario eseguire le perforazioni in corrispondenza dei tratti di pilastro attraversati dagli incatenamenti, perforazioni eseguite con carotaggio continuo, con sonda diamantata, a sola rotazione .
Successivamente sono stati posizionati gli incatenamenti: prima l’inserimento delle parti di catena all’interno dei perfori e poi il collegamento delle parti di catena a vista con manicotti tenditori.
L’ancoraggio dei tratti interni ai pilastri è stato effettuato mediante iniezioni di malta. La necessità di realizzare un ancoraggio efficace e al contempo di evitare la dispersione della malta iniettata nel nucleo del pilastro ha portato all’utilizzo di ancoraggi a iniezione controllata con calza.
Per gli incatenamenti sono state impiegate barre in acciaio inossidabile ad alta resistenza diametro 33 mm, con filettatura continua nei tratti interni ai pilastri (GBOS 33/304) per garantire aderenza tra barra e malta e lisce (SBOS 33/304) nei tratti a vista. I manicotti tenditori a sezione esagonale (T-GBOS 33/316) connettono le diverse parti e permettono la leggera messa in carico dei tratti di catena.
Le parti di ancoraggio sono state inserite in perfori di diametro pari a 100 mm per dare alla calza la possibilità di espandersi e creare quei meccanismi di aderenza e ingranamento che sono alla base del funzionamento dell’ancoraggio a iniezione controllata con calza (foto 4).
Iniezioni di specifica malta (Presstec) effettuate a bassa pressione a mezzo di appositi dispositivi di iniezione all’interno della calza. La malta, specificatamente formulata per l’impiego in murature storiche, garantisce, oltre ai requisiti prestazionali richiesti per lavorare in accoppiamento con la calza, una elevata resistenza ai solfati.
Catene e ancoraggi sono stati realizzati a misura dopo il tracciamento e rilievo delle arcate e forniti in cantiere completamente assemblati, pronti per l’installazione .
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